L’Ente Parco Delta del Po gestisce un territorio esteso e straordinario, che va da Goro a Cervia e include metà del litorale dell’Emilia-Romagna, includendo aree di grande valore naturalistico e paesaggistico come le spiagge dello Scanno di Goro, della foce del fiume Reno e della foce del torrente Bevano. Per tutelare e valorizzare un territorio così vasto ed eterogeneo, è fondamentale aprirsi alla collaborazione con tutti i cittadini attivi che, organizzati e non, intendono sostenere l’attività dell’Ente Parco, per il perseguimento di questo fine comune.

È il caso della Pro Loco di Lido di Dante che, tra le numerose iniziative attivate in questi mesi estivi, ha rivolto particolare attenzione all’ambiente naturale nel tratto di costa tra Lido di Dante e Lido di Classe. Quest’area presenta molteplici e peculiari caratteri di naturalità, unici nel contesto regionale emiliano-romagnolo, perché caratterizzati da un sistema marino litoraneo non urbanizzato e per molti aspetti intatto (spiaggia e dune costiere, foce naturale del torrente Bevano, paludi salmastre dell’Ortazzino e dell’Ortazzo). Un sistema in cui le dinamiche geomorfologiche, biologiche ed ecologiche sono ancora sostanzialmente libere di evolversi secondo modalità e tempi naturali. L’area è da tempo salvaguardata per il suo straordinario valore, come Riserva Naturale dello Stato, Parco del Delta del Po, sito della rete europea di aree protette denominata Natura 2000.

In un simile contesto, la Pro Loco di Lido di Dante ha intrapreso, oltre ad iniziative di pulizia delle spiagge, visite ed escursioni tematiche guidate, anche alcuni controlli e monitoraggi subacquei dei fondali marini antistanti, compresi nel Parco del Delta del Po e nella rete Natura 2000. Controlli che hanno portato ad individuare e determinare, per la prima volta nell’area ravennate e tra i pochi casi sinora segnalati in Adriatico, la presenza di bioconcrezioni (o scogliere naturali, per certi versi paragonabili a locali barriere coralline) generate da un anellide polichete (grande classe di invertebrati marini) del genere Sabellaria. Queste rocce di origine biologica sono concrezioni sabbiose costituite dall’unione di piccoli tubi costruiti, granello per granello, dalla miriade di piccoli animali che vivono nei tubi stessi. Tali “biocostruzioni”, rare e poco conosciute, si sviluppano in genere a basse profondità, in acque di buona qualità, su fondali tranquilli, in tempi relativamente brevi; assumono forme diverse (lamine, collinette o vere e proprie scogliere) e possono essere colonizzate da altri organismi marini, come ostriche e cozze, creando banchi via via più stabili.

Il ritrovamento di queste strutture, avvenuto ad opera dei sub Andrea Scarabelli (Presidente della Pro Loco di Lido di Dante) e Luca Monteleone (socio della stessa Pro Loco), apre nuove, interessanti e importanti prospettive sul futuro di questa tratto costiero e ne testimonia ulteriormente l’elevatissima qualità ambientale e l’importanza della tutela. Questa presenza è già all’attenzione del Parco del Delta del Po, a partire da uno studio dello stato e della dinamica di simili scogliere naturali, le cui dinamiche necessitano di essere comprese in modo approfondito per garantirne la conservazione, favorendone l’espansione e prevenendo eventuali fattori di minaccia.

Tali scogliere rocciose naturali di origine biologica assumono, infatti, un importante ruolo nell’incrementare la geo-biodiversità locale, creando al contempo nuovi habitat e influendo significativamente sull’ecosistema e sul paesaggio subacqueo. Evidenzia il direttore del Parco, il biologo Massimiliano Costa, che il loro contributo a livello ecosistemico può essere molteplice, inclusa la preziosa funzione di protezione della costa, poiché queste scogliere naturali possono funzionare da frangiflutti, smorzando il moto ondoso. Inoltre, creano isole di natura sommersa, con straordinarie concentrazioni di pesci, crostacei, molluschi e altre creature marine, che possono diventare un’ulteriore risorsa per il turismo naturalistico, attraverso le immersioni subacquee guidate. Non per niente sono considerate un habitat protetto dall’Unione Europea, ai sensi della direttiva 92/43/CEE “Habitat”, che ha istituito la rete Natura 2000 di siti protetti comunitari.