Ai giovani ravennati piace ancora fare impresa anche se crescono le difficoltà. Ma quando riescono a superare la fase di avvio, le ragazze e i ragazzi “under 35” sono più resistenti rispetto agli altri imprenditori (le buone pratiche delle alleanze e le aperture di capitale, infatti, ne favoriscono spesso la resilienza). Ma un’impresa giovanile su 3 chiude i battenti nei primi 5 anni di vita e di queste quasi la metà non supera il biennio. Il risultato è che in otto anni (2013-2020) la percentuale delle iniziative imprenditoriali guidate da giovani ha registrato un -16,1% attestandosi sulle 2.408 unità (il 6% del totale delle imprese della provincia. E’ questa la fotografia scattata dall’indagine dell’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ravenna sulle imprese giovanili tra il 2013 e il 2020.


“Investire sui giovani, scommettere su di loro, chiamarli a fare la propria parte e dare loro adeguate opportunità: che questa sia la strada giusta ho potuto verificarlo in tante occasioni”. Così il commissario straordinario della Camera di commercio, Giorgio Guberti, ai lavori della Tavola Rotonda ‘Il valore del mentoring nell’accelerazione di impresa’ promossa, nell’ambito del progetto “Ultimo “Miglio”, dalla Fondazione Flaminia in collaborazione con la Camera di commercio e in partnership con Lugo Next lab Srl. “Ho visto in questi anni – ha proseguito Guberti – la motivazione di tante ragazze e di tanti ragazzi impegnati nelle scuole sul tema della legalità, l’orgoglio dei giovani specializzati che sono il punto di forza di tante nostre aziende ad alta tecnologia, la passione e l’impegno che si esprimono nei giovani impegnati nel volontariato. Certo, sono queste le energie giovanili che hanno potuto prendere le strade migliori, e tante sono purtroppo quelle che ancora si dibattono in una ricerca vana, ma ho fiducia nell’insieme delle nuove generazioni. Occorre puntare – ha concluso il commissario della Camera di commercio – su innovazione, digitale, semplificazione amministrativa e avvicinare la scuola all’impresa. Tutte cose sulle quali la Camera di commercio di Ravenna continuerà ad impegnarsi nei prossimi anni”.

Le imprese giovanili (61 quelle nate nel solo anno della pandemia, delle quali 11 a forte carattere innovativo) sono all’avanguardia nella scelta della forma giuridica da adottare. Aumentano, infatti, le società di capitali e, guardando le nuove iscrizioni, emerge una mappa dei settori produttivi sui cui i giovani stanno ora maggiormente scommettendo. Tra i primi posti ci sono il settore delle telecomunicazioni, le attività nei servizi finanziari e nei servizi alla persona. A fortissima vocazione giovanile anche le attività legate alla pubblicità ed alle ricerche di mercato. Ma è nell’approccio al web che dimostrano un orientamento innovativo più spiccato: sono presenti in misura maggiore su tutti i social network e, rispetto ai colleghi imprenditori più anziani, hanno una maggiore inclinazione a fornire servizi on line, in particolar modo preventivi.

Meritocrazia, stipendi migliori, meno tasse e meno burocrazia: questa, infine, è la ricetta che convincerebbe i giovani ravennati intervistati dalla Camera di commercio a non lasciare l’Italia. Ma il desiderio di un lavoro stabile non è in cima alla lista dei motivi di fuga dove svettano, invece, la meritocrazia (quasi l’80%) e la possibilità di fare bene il proprio lavoro (poco meno del 70%). Gli stipendi più alti, a sorpresa, sono solo al terzo posto (60%).

Non è vero, dunque, che i giovani vogliano soltanto fuggire verso altri lidi, c’è ancora una buona fetta di loro che si mette in gioco. Senza nulla togliere al problema della ‘fuga dei cervelli’, che anzi è quanto mai urgente affrontare con riforme radicali che vanno dall’Università al mercato del lavoro, i dati dell’Osservatorio dell’economia fotografano una imprenditoria che, nonostante le tante difficoltà, nasce e cresce in casa. Ma occorre – questo il monito della Camera di commercio – lavorare accanto ai giovani, sviluppando un contesto favorevole a farli crescere e a esaltarne la capacità di trainare la ripresa economica. Non per intercettare una moda, ma per capire come rimettere in circolo questa linfa vitale.