Sulle note di “Ciao amore ciao” nella versione cantata da Dalida si è aperta l’Assemblea ordinaria di Cia Romagna, per fare il punto sui primi 16 mesi vissuti dall’Organizzazione nella dimensione romagnola e anche per approfondire il tema dell’Europa. Per l’occasione è intervenuto il professor Alessandro Sterpa, docente all’Università degli Studi della Tuscia (Viterbo), su “Unione Europea tra crisi e riforme: tra sovranismo, federalismo e globalizzazione”.

“Siamo il territorio e siamo legati al territorio – ha esordito Danilo Misirocchi, presidente di Cia-Agricoltori Italiani Romagna – ma siamo legati anche al mercato. Se c’è reddito, c’è innovazione e ci sono investimenti. Serve in Europa e anche in Italia un progetto che rimetta le imprese al centro dello sviluppo».

Il 14 dicembre 2017 è stata attuata la fusione delle tre Cia provinciali di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna; il 25 gennaio 2018 si è tenuta la prima assemblea elettiva di Cia Romagna; il 1° ottobre 2018 si sono unite le tre società di servizi ed è nata Cia Romagna Servizi; il 16 aprile 2019 si è tenuta la prima assemblea ordinaria (non elettiva) di Cia Romagna.

“In questi mesi abbiamo organizzato 33 assemblee sul territorio, di cui 12 appuntamenti di fine anno “La Cia incontra gli associati“, nei quali abbiamo rendicontato sull’attività dell’associazione, con un particolare approfondimento sulla fatturazione elettronica, con la partecipazione di circa mille soci. L’8 aprile scorso – prosegue Misirocchi – è terminato il giro dei consigli con l’individuazione dei presidenti territoriali. L’area di Cia Rimagna è stata organizzata in 8 zone, in ognuna delle quali c’è un consiglio territoriale e un presidente. Numerose le iniziative nel corso del 2018, come ad esempio il convegno Agricoltura di collina e montagna, quello dedicato alla Copertura del rischio e quello sul Credito, oltre alla presa di posizione di Cia per evitare l’allargamento del Parco delle Foreste Casentinesi. C’è stata la presentazione dei dati dell’Annata agraria romagnola, sono partiti nuovi servizi, come quello della vendita diretta e spesa in campagna, e ad altri stiamo già lavorando”.

Nel suo intervento il Professor Sterpa, ha evidenziato come, “con l’Europa stiamo assistendo al più grande ed unico esperimento politico al mondo, in Russia, negli Stati Uniti, il processo di federalismo è stato compiuto con la forza delle armi, mai attraverso la democrazia e la pace. Si stanno superando le condizioni dei singoli stati, basta solo questo per sottolineare la complessità del processo. L’Europa è sempre identificata con parole come crisi, impasse, ma dobbiamo collocarli nell’eccezionalità del percorso che stiamo facendo. L’Europa la politica è decisa dagli stati, è una trattativa tra governi. Il processo di federalismo non è stato portato a compimento, terminarlo vuole dire la fine della sovranità dei singoli stati nazionali. Il diritto europeo è dentro gli ordinamenti giuridici più di quanto pensiamo, ha assunto uno stato predominante: la Gran Bretagna da 3 anni non firma l’accordo di uscita in quanto si è resa conto dovrebbe uscire anche dall’unione doganale. In questo caso la domanda non è se conviene o non conviene rimanere nell’Europa, ma se è possibile o no giuridicamente”.

A questo proposito il Vice Presidente Cia Romagna, Lorenzo Falcioni, ha sottolineato: “Il federalismo non compiuto è il peccato originale, le leggi europee vanno a sommarsi con quelle nazionali e regionali, con un moltiplicarsi della burocrazia che si traduce in un costo per l’impresa agricola. Gli stati non vogliono rinunciare alla sovranità, ma mantenerla significa moltiplicarle i processi e chi ne fa le spese sono i piccoli imprenditore”.

Cristiano Fini, Presidente Cia-Agricoltori Italiani Emilia Romagna, ha posto in evidenza come sia “necessario uscire da questo limbo che non ci fa fare passi in avanti, ma non possiamo e non dobbiamo tornare indietro. La Cia ha sempre creduto fermamente nell’Istituzione europea. Credo però che dobbiamo far valere di più le nostre istanze e richieste, mettere con forza in evidenza i problemi, in particolar modo del nostro settore, per certi aspetti anomalo rispetto agli altri, con tante produzioni tipiche. Subiamo la concorrenza di stati europei, e in particolare della Spagna, non solo sull’ortofrutta ma su tutto: forse per i loro costi inferiori, ma anche per una loro organizzazione diversa dalla nostra e non sempre la qualità dei loro prodotti è inferiore a quella italiana. Il mondo agricolo forse ha un pensiero negativo verso l’Unione europea. In Gran Bretagna sono state le aree rurali a votare per l’uscita dall’Europa e non vorrei che accadesse anche in Italia; non vorrei che il malcontento verso l’Europa venisse fuori dalle aree rurali e dal mondo agricolo, quando i problemi stanno più in casa nostra. Dobbiamo avere un’ottica europea, far crescere l’Europa e uscire dalla situazione di stallo che porta poca fortuna a livello di Comunità Europea”.